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Portare la speranza nella tua vita è una questione di scelta e di responsabilità

Venerdì 24 dicembre, 2021. Sono le 3.30 del mattino e il telefono squilla all’improvviso.
Mi sembra di sognare, ma torno brutalmente alla realtà. È mia mamma che ci avvisa che il papà sta male, fa fatica a respirare. Chiamiamo immediatamente l’ambulanza. Ci vestiamo alla bell’e meglio e ci precipitiamo a casa dei miei genitori che abitano solo a due vie da casa nostra.

Papà respira a fatica. Riempio quel tempo nell’attesa dei soccorsi, che sembra interminabile, cercando di tranquillizzarlo, di respirare lentamente insieme a lui, come per rallentare quella “fame d’aria” e quel suono minaccioso che preme ad accorciare sempre più ogni suo respiro. Poi i ragazzi del 118 arrivano, sanno cosa fare. Papà in un lampo viene ricoverato d’urgenza al pronto soccorso, dove un Dottore ci informa che la situazione è compromessa, ma che faranno tutto il possibile per aiutarlo a superare la crisi.

Così inizia la lunga attesa di una notizia che possa essere positiva, anche se il mio stato d’animo confuso, prende in considerazione ogni possibile scenario che include anche pensieri negativi. Ho imparato quando questo accade, quando la mia mente si fa irrequieta, che ho bisogno di fermare i pensieri e ritrovare il mio centro dentro.

Infilo le cuffiette e inizio ad ascoltare la mia musica che mi aiuta in pochi minuti a fare uscire allo scoperto l’ansia trattenuta, facendola sciogliere come neve al sole, in calde lacrime che mi rigano le guance. Mi bastano pochi minuti e recupero lucidità di pensiero e mi chiedo come posso sfruttare al meglio quel tempo che si prospetta interminabile, nella maniera più utile per il mio “sentire emozionale”.

Porto sempre con me, in borsa, un libro e decido così di mettermi a leggere.
Faccio anche qualcosa in più, prima di aprire il libro, forse per esorcizzare la paura, chiedo metaforicamente di ricevere un messaggio che mi possa essere utile per ciò che sto attraversando. Il libro che ho tra le mani è del Dott. Lorenzo Manfredini: Mental Training & Coaching: “In profondità senza scavare”. Il capitolo che mi si apre davanti, casualità o sincronicità (lascio a te la scelta), parla dell’ansia d’attesa e della speranza.

Ogni volta che viviamo nell’ansia d’attesa, tutto ciò che succede nel presente è attraversato dal timore e dall’angoscia di non riuscire a vedere realizzate le nostre aspettative e realizzazioni. Viviamo il tempo come se fossimo paralizzati da un futuro che risucchia il presente e a cui toglie ogni significato. Nell’ansia d’attesa non c’è durata, non c’è concretezza, non c’è organizzazione del tempo.

La speranza, al contrario, distoglie dalla paura dell’immediato e dilata l’orizzonte. Consente di costruire il possibile. Consente una rivoluzione personale che rende flessibile la nostra identità e ci rende attivi. Come cita Manfredini, si può dire che l’attesa è passiva, perché si vive il tempo come qualcosa che viene verso di noi. La speranza, invece, è dinamismo perché ci spinge verso il tempo e ci muove verso una dimensione che realizza.

Sono parole potenti che mi toccano dentro, in quanto so e comprendo che portare la speranza nella mia vita è una questione di “scelta” ed è una mia “responsabilità”. 
Non posso smettere di avere paura o di sentirmi frustrata per tutto ciò che non posso controllare, ma posso attivamente impegnarmi in ogni singolo istante ad osservare i miei pensieri, a riconoscere le mie emozioni e a scegliere quali parole e azioni introdurre di fronte alle avversità. 

Lo sto facendo anche ora. Mentre scrivo queste righe, papà è in sala operatoria e io in attesa di una chiamata per sapere come è andato l’intervento.
Alleno così la speranza, e attingo anche a una fiducia più grande, quella che mi permette di arrendermi al ciclo della vita confidando che si prenderà cura di me come di ciascuno di noi.

Cristina Turconi
Executive & Business Coach ICF | Formatrice Aziendale | Facilitatrice Lavoro di Gruppo | Master Trainer in HPM™ Human Potential Modeling | Consulente e Innovation Manager MISE 

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Lo “stato di flusso” è quell’istante in cui la tua vera essenza si rivela

A cura di: Cristina Turconi Executive & Business Coach ICF | Formatrice Aziendale | Facilitatrice Lavoro di Gruppo | Master Trainer in HPM™ Human Potential Modeling | Consulente e Innovation Manager MISE 

Mihaly Csikszentmihalyi è il “padre” del concetto dello Stato di Flow (o Stato di Flusso). Possiamo descrivere lo stato di flusso come quel momento in cui mente e corpo, assorbiti totalmente in una data azione, entrano in una condizione di concentrazione totale. È uno stato di immersione così positivo e potente, da farci perdere la cognizione del tempo. Entriamo metaforicamente in una “bolla” in cui il mondo esterno cessa di esistere, dove possiamo fluire e portare avanti senza sforzo la nostra attività. È uno spazio in cui la nostra coscienza e conoscenza si amplia donandoci la possibilità di sentirci “pienamente vivi” e permettendoci di raggiungere traguardi inaspettati. 

Csikszentmihalyi identifica lo stato di flusso proprio come quella zona in cui il rapporto tra le sfide (challenges) e le competenze (skills) si armonizzano in un equilibrio perfetto e il nostro potenziale riesce ad esprimersi in prossimità dei suoi massimi livelli. Soltanto quando riusciamo a trovare il giusto equilibrio tra difficoltà e senso di maestria possiamo aspirare ad entrare nello Stato di Flow.

Lo "stato di flusso" è quell'istante in cui la tua vera essenza si rivela

Oggi sono stata testimone della bellezza della creazione umana, concepita in uno stato di flusso. Una persona a me cara, che ha riscoperto da qualche anno una passione a lungo silenziata per il canto, mi ha inviato una demo di un brano da lei interpretato, raccontandomi con trasporto le sue emozioni sperimentate nel registrarlo. Quel “sentirsi strumento” e quel “divenire un tutt’uno con la musica stessa”, sono penetrati così profondamente in ogni nota di quel brano, tanto da riuscire a trasportarmi in uno stato di connessione profonda con il suo sentire.

Questa è la “magia” dello stato di flusso, quell’istante in cui sentiamo il fuoco dell’esistenza vibrare nel nostro cuore così potentemente, tanto da permetterci di rivelare agli altri la nostra essenza più vera.

Cristina Turconi
Executive & Business Coach ICF | Formatrice Aziendale | Facilitatrice Lavoro di Gruppo | Master Trainer in HPM™ Human Potential Modeling | Consulente e Innovation Manager MISE 

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Memoria e memorizzazione selettiva

Articolo estratto dal testo “Il potenziale umano – Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance” Copyright FrancoAngeli e dott. Daniele Trevisani.

La memoria è la capacità di immagazzinare informazione, fissare il flusso esperienziale e i dati, e avere accesso ad entrambi. La memoria è centrale per lo svolgimento della performance, in quanto, come evidenzia Baddeley:

senza la memoria saremmo incapaci di vedere, di udire o di pensare. Non avremmo un linguaggio per esprimere la nostra situazione, e di fatto neppure un senso della nostra identità personale. In breve, senza memoria saremmo dei vegetali, intellettualmente morti[1].

Vi sono migliaia di pubblicazioni e ricerche sulla memoria, un materiale sterminato impossibile da trattare in questa sede. Per i nostri fini vogliamo evidenziare alcuni tipi di memoria rilevanti per la performance e lo sviluppo delle energie mentali, sottolineando che non esiste una memoria singola ma molte tipologie di memoria.

  • Memoria a breve temine: mantenimento dell’informazione per pochi secondi dal suo ingresso.
  • Memoria a lungo termine: la funzione di immagazzinamento delle informazioni, superata la memoria a breve termine.
  • Memoria episodica: capacità di ricordare i dettagli di un evento, il ricordo di fatti particolari, come ciò che abbiamo mangiato a colazione il giorno precedente, o i dettagli di un evento anche remoto.
  • Memoria associativa: es.: ricordare i nomi delle persone vedendone il volto, associare un rumore ad una precisa auto.
  • Memoria semantica: creazione di significati associati a eventi o input. Fa parte della memoria semantica ad esempio la capacità di ricordare un certo odore e capire che si tratta di gomma bruciata.
Memoria e memorizzazione selettiva


Il movente scatenante energie mentali può essere associato alla memoria negativa o alla memoria positiva. 

La memoria negativa riguarda eventi passati negativi e il tentativo di far si che non si ripetano, mentre la memoria positiva riguarda il ricordo di eventi positivi e il tentativo di far riaccadere quelle sensazioni.

Notiamo da questo passaggio, dal film: “Proposta Indecente” di Adrian Lyne, un esempio di associazione che crea movente per un comportamento:

Ricordo una volta quando ero giovane, e stavo tornando da non so dove, un cinema o forse qualcos’altro… c’era una ragazza che era seduta di fronte a me, indossava un vestito che era abbottonato quasi fin quassù… “era la cosa più bella che avessi mai visto”…Allora ero timido, così quando lei mi guardava abbassavo gli occhi… poi dopo, quando ero io a guardarla li abbassava lei… 

Arrivai dove dovevo scendere, e scesi, le porte si chiusero, e quando il treno stava ripartendo lei mi guardò negli occhi e mi fece un incredibile sorriso… fu terribile… volevo aprire per forza le porte… tornai ogni sera alla stessa ora… per 2 settimane… ma non l’ho più vista… Questo è stato 30 anni fa… e non credo che passi giorno senza che io non rivolga un pensiero a lei… 

Non voglio che succeda di nuovo!

Dal film: “Proposta Indecente”, frase recitata dall’attore Robert Redford

La memoria di lavoro (buffer mnemonico) consente il mantenimento di uno stimolo in ingresso per pochi secondi, necessari alla elaborazione mentale (cognitiva) dello stimolo stesso. È la memoria necessaria a ricordare un informazione per il tempo necessario allo svolgimento di un compito, per poi disfarsene poiché inutile. Tutti gli “scarti di lavorazione” della memoria (i vari sottoprodotti) verranno abbandonati e dispersi.

Lavorare sulla memoria è quindi importante non tanto per aumentarne la capacità, stiparla di informazioni come un magazzino sovraccarico, ma soprattutto per aiutare a consolidare i passaggi di vita, episodi positivi e negativi, da cui si può ricavare apprendimento.

La mente non è un vaso da riempire
ma un legno da far ardere perché s’infuochi
il gusto della ricerca e l’amore della verità.

Plutarco

Uno dei problemi della psicoenergetica è la perdita di focus su quali siano le informazioni utili e quali invece trattenere. Se sbagliamo, non presteremo attenzione a dati di reale utilità, trattati come rifiuti o sottoprodotti, e ci concentreremo invece su ciò che non serve. Ad esempio, in una negoziazione sarà indispensabile cogliere anche singole parole, memorizzarle e compararle ad altre emissioni verbali dette in seguito dalla persona, per far emergere eventuali dissonanze, e usarle nella nostra strategia.

Un altro aspetto mnemonico interessante è la capacità di ricordo dei sogni, che se recuperati ed analizzati consentono di avere accesso ad una preziosissima fonte di rappresentazioni delle paure (blocchi, ansie, timori, preoccupazioni) e desideri inconsci dell’individuo. 

È stato evidenziato da ricerche sulla comunicazione interculturale che il difficile ricordo del sogno è un problema di comunicazione tra stati di coscienza. Lo stato della vigilanza parla un linguaggio diverso rispetto allo stato del sonno, e i due non possono comunicare bene tra di loro. La memoria dei sogni richiede l’acquisizione di uno stato intermedio (una sorta di terza lingua) tra lo stato di coscienza del sonno e lo stato della veglia. 

Nel metodo HPM si utilizzano tecniche di meditazione consapevole praticate in fasi specifiche del training, ma anche immediatamente dopo il risveglio, per poter portare allo stato cognitivo lucido aspetti del sogno e dell’inconscio che andrebbero altrimenti dispersi (tecniche ReMeA: recupero e metabolizzazione in stato alfagenico). Lo stato alfagenico è uno stato di rilassamento nel quale l’individuo produce onde cerebrali alfa, è tranquillo e rilassato, ed è in grado di generare un pensiero più libero, creativo e associativo.

Tra le tecniche alfageniche si colloca anche la pratica di generare ricordi guidati di eventi positivi, anche durante la giornata, riservandosi spazi appositi (tecniche RSP: Training Mentale di Ricordo Selettivo Positivo). 

Queste tecniche sono l’esatto contrario dei tentativi di fuga dai ricordi spiacevoli, o dello scorrere sopra gli eventi positivi anziché sentirli a fondo. Occorre la consapevolezza che non serve a nulla fuggire da un ricordo finché non lo si è capito e accettato. Allo stesso tempo, serve capacità per cogliere gli aspetti positivi della vita, che altrimenti ci scorrono accanto inosservati, poco gustati o assaporati. A forza di non notare ciò che di positivo ci accade o esiste, le nostre capacità di atrofizzano, e il pensiero di chiude.

Le tecniche si prefiggono di analizzare i vissuti quotidiani, i problemi occorsi in passato, i momenti positivi, e metabolizzarli in una condizione alfagenica (di rilassamento), nella quale essi possano esprimersi meglio, essere affrontati, elaborati, assaporati, metabolizzati, e portati a livello cosciente.

In questo modo i problemi non verranno lasciati alla sola metabolizzazione notturna, riducendo il carico di lavoro mentale e liberando il sonno da una dose di affanno elaborativo. Allo stesso tempo, l’individuo apprende a gustare eventi che altrimenti rischiano di andare persi e dimenticati per sempre.

Le tecniche possono andare anche verso la rivisitazione degli eventi positivi della giornata o di un periodo specifico, es., la settimana, per consolidare elementi del vissuto positivo che altrimenti verrebbero dispersi, ridotti, dati per scontati (tecniche di concentrazione sugli eventi positivi e consolidamento mnemonico di episodi positivi).

Oltre a questo beneficio, le tecniche di Training Mentale consentono di entrare nell’esperienza passata con un maggiore grado di introspezione assimilandone aspetti più profondi.

Un ulteriore problema di psicoenergetica è la connessione tra flusso di esperienza e memorizzazione selettiva. Possiamo ricordare – di una esperienza di lavoro o di vita – solamente alcuni episodi caratterizzati da fatti curiosi, oppure possiamo cercare di far uscire dalla memoria i nostri errori (ricerca selettiva), ed ancora far uscire dalla memoria, estrapolare, i comportamenti e atteggiamenti che sono stati produttivi e positivi. 

Senza questa attività di ricerca, elaborazione e fissazione, il flusso di esperienza ha valore minore e diventa meno utile per l’apprendimento.
Sempre rispetto alla memorizzazione selettiva, notiamo che essa può travalicare il punto della semplice selezione e giungere alla distorsione (immettere infor­ma­zioni che non c’erano) nel quadro memonico. 

Questo avviene soprattutto come meccanismo di auto-protezione dalla dissonanza (“devo aver fatto questo, altrimenti non sarei stato io”, “mi avrà certamente detto così, altrimenti non avrei reagito in quel modo”, e altre distorsioni di questo tipo). Le persone arrivano tranquillamente ad inventare aspetti dell’esperienza inesistenti e distorcere involontariamente (senza coscienza di farlo) interi brani di realtà, pur di mantenere in piedi i castelli di carta mentali che le sorreggono.

Un coaching finalizzato a lavorare sul funzionamento della memoria emotiva dovrà utilizzare tecniche particolari di allenamento di componenti specifiche della memoria stessa. 

Memoria e memorizzazione selettiva

Ad esempio, un “diario delle positività” aiuterà la persona a fissare quali aspetti della giornata, anche minimi, sono degni di maggiore attenzione e possono diventare qualcosa da apprezzare, piuttosto che materiale mnemonico da non trattenere o al quale non prestare nemmeno attenzione.

L’esperienzialità (experiencing) va catturata, in caso contrario la vita rischia di scorrerci via senza sentirla a pieno in noi.

Per scopi di approfondimento, è possibile ricorrere alle tecniche di focusing sviluppate da Gendlin, centrate sull’elaborazione della “sensazione sentita” soprattutto sul piano fisico, sino a sviscerarla completamente in ogni sua sfumatura. 

Il lavoro di Gendlin sul focusing e sull’experiencing (esperienzialità) è decisamente importante è ha una nutrita letteratura[2]. Ricordiamo tuttavia che queste tecniche partono da una scuola e volontà psicoterapeutica, mentre nel nostro caso le tecniche di training mentale ed esperienziale hanno volontà di crescita del potenziale umano in senso ampio, e non sono centrate solo su aspetti terapeutici. Non occorre stare male per forza per praticare focusing ed experiencing, anzi, ne avremo un beneficio anche partendo da condizioni di benessere o medianità e in azioni quotidiane, non solo competitive o manageriali. Le competenze psicologiche esistenziali devono diventare competenze sociali diffuse in tutte le persone, perché ogni persona merita di vivere a pieno e fino in fondo. Quale che sia la condizione di partenza, nello spirito del metodo HPM ogni piccolo passo ha senso. La stasi, invece, uccide.


[1] Baddeley, A. (1990), La memoria, Laterza, Bari.

[2] Tra le opere, la pubblicazione divulgativa più nota è edita solo nel 2001: Gendlin, E.T (2001), Focusing. Interrogare il corpo per cambiare la psiche, Astrolabio, Roma. Le pubblicazioni  in lingua inglese del metodo del focusing sono invece sintetizzabili nelle seguenti: 
– Gendlin, E.T. (2007). Focusing. [Reissue, with new introduction]. New York: Bantam Books. 
– Gendlin, E.T. (1997). Language beyond postmodernism: Saying and thinking in Gendlin’s philosophy. Edited by David Michael Levin. Evanston: Northwestern University Press. 
– Gendlin, E.T. (1997). A process model. New York: The Focusing Institute. 
– Gendlin, E.T. (1996). Focusing-oriented psychotherapy. A manual of the experiential method. New York: Guilford. 
– Gendlin, E.T. (1991). Thinking beyond patterns: Body, language and situations. In B. den Ouden & M. Moen (Eds.), The presence of feeling in thought, pp. 21-151. New York: Peter Lang. 
– Gendlin, E.T. (1986). Let your body interpret your dreams. Wilmette, IL: Chiron. 
– Gendlin, E.T. (1962). Experiencing and the creation of meaning. A philosophical and psychological approach to the subjective. New York: Free Press of Glencoe. Reprinted by Macmillan, 1970.

Per approfondimenti vedi:

Cristina Turconi
Executive & Business Coach ICF | Formatrice Aziendale | Facilitatrice Lavoro di Gruppo | Master Practitioner in HPM™ Human Potential Modeling | Consulente e Innovation Manager MISE 

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